So perfettamente che una serie di cose qui non saranno chiare, ma questo è il manifesto e sento di dover portare ad esistenza il discorso alla base del mio pensiero così come l’ho pensato. Scriverò una serie di articoli, dizionari e approfondimenti per chiarire i passaggi che qui so che saranno più oscuri. Sono consapevole del fatto che il linguaggio sia, come qualsiasi altro aggregato materiale o immateriale nel capitalismo, una risorsa sottoposta a monopolio, accessibile o meno in base alla predistinazione socio-economica di nascita su base genitale (“sesso”), fenotipo (razza) e classe, e quindi intendo far sì che sia possibile per chiunque attingere, saccheggiare, rubare la tecnologia linguistica ed espressiva da me usata, come io l’ho strappata, intuita, deformata e fraintesa da punti di produzione del sapere a cui non era nemmeno previsto che io accedessi. Perchè questo sia possibile, devo fare in modo che il mio codice di distribuzione di significati, la lingua e il senso in cui la uso, sia, o perlomeno diventi, immediatamente comprensibile.
Vorrei chiarire quale sia il mio intento qui: decostruire e hackerare il corpo prodotto su scala industriale, mostrando la pretestuosità della presunta naturalità della categorie, in particolare di sesso e genere, che vi è dietro. Non è nulla che non sia già stato fatto, leggesi Preciado, Butler, Halberstam e altr3; vorrei solo apportare un minimo, residuale contributo che non si leggerà nessunə.
Parlo di hackeraggio del corpo perchè il corpo è un costrutto, emanato da un biocodice anagrafico, sociale, economico, comportamentale, informatico reso inattingibile perchè naturalizzato. L’hackeraggio consisterebbe nell’accesso non autorizzato alle fonti di produzione di questo codice, per decostruirlo; ovvero, per riprendere Foucault, metterne in chiaro la cornice di significati alla base del linguaggio in cui è scritto, svelarne i motivi e la pretestuosità.
Intendo quindi dimostrare che i costrutti di genere e sesso non sono altro che dispositivi di pre-destinazione socio-economica su base genitale alla nascita: le persone con il pene vengono predestinate ad un’interazione privilegiata con le risorse economiche, le persone con la vagina, invece, al lavoro di cura e riproduttivo schiavile della donna/moglie/madre. Intendo dimostrare che il maschio e la femmina siano costrutti biopolitici, utilizzati per naturalizzare soggetti comportamentali/etici, l’uomo e la donna, da cui emanano, in realtà, i ruoli socio-economici sopra citati.
Da tutto questo si può desumere come il corpo “naturale” non esista, che sia un costrutto usato per naturalizzare ruoli socio-economici su base sessista, razzista e classista. Da qui, la mia definizione di codice di produzione del corpo, che comprende tutte le protesi materiali (vestiti, ambiente tecnologico, supporti) e immateriali (risorse discorsive, bio-mediche, psichiatriche, informative e cognitive) che producono l’illusione del corpo naturale.
Va quasi da sè lo scopo politico che mi prefiggo con questa pagina: contribuire allo smantellamento del corpo cisgender ed eterosessuale. In particolare, voglio che sia chiaro che considero il costrutto dell’uomo bianco cisgender eterosessuale borghese come il dispositivo economico di propulsione che permette al capitalismo di organizzare lo spazio e i corpi che da questo emanano in quanto segmenti di realtà da estrarre e da sfruttare. Non si può sconfiggere il capitalismo se si lascia in vita il maschio cishet, non si lascia del tutto in vita il maschio cishet se si sconfigge il capitalismo.
Credo che sia abbastanza chiaro che io sia una persona queer. Parlerò anche di questo, con particolare riferimento alla questione trans* e non binarie, e a come il sistema di distribuzione e somministrazione degli ormoni serva in realtà a produrci come copie quanto più simili possibile alle persone cishet. A partire dagli ormoni, inotre, parlerò della mia definzione di “sostanze”, ricollegandomi, sia per quanto riguarda la dissidenza di genere che la droga e gli psicofarmaci, all’antipsichiatria. Inoltre, avendo fatto sex work, parlerò anche di come il lavoro sessuale possa contribuire a distruggere il costrutto della donna, che è strumento del potere patriarcale tanto quanto l’uomo, interrompendo il cortocircuito per cui la funzione sessuale del corpo femminilizzato, essendo organizzata come un mezzo di riproduzione estratto e sfruttato, alieni da sè il corpo codificato come donna e lo escluda automaticamente dalla ricezione della ricchezza. In più, essendo il sex work, non la tratta, un tipo di lavoro il cui prodotto non può essere alienato dal produttore, può potenzialmente interrompere e hackerare il furto del lavoro su cui si base l’accumulo del monopolio capitalista.